Capitalismo di sangue by Fabio Armao

Capitalismo di sangue by Fabio Armao

autore:Fabio Armao [Armao, Fabio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Tempi Nuovi
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2023-01-15T00:00:00+00:00


3. Diseguaglianza a norma di legge

La combinazione tra doppio capitalismo e mercatizzazione della politica, che può rivelarsi letale per la sopravvivenza della democrazia, riverbera da tempo anche nella sfera giuridica. Del resto, non potrebbe essere altrimenti, dal momento che sono gli agenti del sistema politico – in particolare il potere legislativo, ma «ispirato» dal governo in carica e dalla sua maggioranza parlamentare – a determinare che cosa costituisca un reato per la collettività e che, di conseguenza, tenderanno a definire criminali i comportamenti che confliggono con gli interessi propri (e dei propri elettori) e, all’opposto, a depenalizzare (o condonare) quelli più in sintonia con essi.

Questo fatto risulta evidente se confrontiamo regimi agli antipodi: un’autocrazia, infatti, mette sempre al primo posto i reati contro l’autorità, atti o persino semplici opinioni, mentre una democrazia i crimini contro la persona. Un’autocrazia non si fa scrupolo di reprimere in maniera indiscriminata le libertà dei propri stessi cittadini se soltanto si azzardano a scendere in piazza e protestare, e a incarcerare gli oppositori violandone i diritti più elementari. Una democrazia è, o dovrebbe essere, capace di garantire un processo equo e un trattamento carcerario umano anche al peggiore dei criminali. Ma non mancano certo le contraddizioni all’interno delle stesse democrazie.

Nei paesi occidentali, in particolare, si è assistito in questi ultimi decenni al diffondersi di quello che ormai potremmo definire un doppio standard a seconda che si tratti di crimini di strada o di crimini dei colletti bianchi – per usare una distinzione ormai consolidata: tolleranza zero nei confronti dei reati comuni quali furti, rapine, aggressioni, spaccio di droga commessi da membri dei ceti meno abbienti; cautela e riguardo per i reati finanziari e societari di cui si rendono responsabili esponenti delle élite sociali.

I crimini di strada sono visibili, hanno un impatto immediato sulle vittime e avvengono sotto gli occhi di tutti e, di conseguenza, creano un immediato allarme sociale e incidono in misura maggiore nel determinare la percezione del livello di insicurezza da parte dell’opinione pubblica. La politica, quindi, ha gioco facile ad alimentare le paure collettive se ciò si rivela funzionale, ad esempio, a distrarre l’attenzione dalla corruzione e dal clientelismo o, più banalmente, dai fallimenti del proprio governo. Contrastare un sentimento diffuso – in questo caso l’insicurezza – richiederebbe strategie e mezzi adeguati; rafforzare le masse in un loro convincimento, invece, non costa pressoché nulla. Dar loro ragione prefigurando sempre nuove minacce, anzi, il più delle volte paga in termini di consenso elettorale.

I crimini dei colletti bianchi (il falso in bilancio, l’evasione fiscale, la corruzione, il riciclaggio di denaro), al contrario, sono ambigui, difficili da dimostrare in sede penale, non sembrano avere conseguenze immediate, tanto più che le vittime sono spesso indeterminate (non sempre, in realtà: si pensi ai casi, frequenti, in cui l’amministrazione fraudolenta di uno stabilimento industriale porta al suo fallimento, col conseguente licenziamento della manodopera, o alla riduzione dei controlli di sicurezza responsabili poi della morte di lavoratori e lavoratrici). Inoltre, chi li commette gode spesso di un elevato status



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